HIKIKOMORI: I RAGAZZI TARTARUGA
HIKIKOMORI, I RAGAZZI TARTARUGA
Il fenomeno degli Hikikomori nasce in Giappone, tra gli anni '80 e '90, diffondendosi successivamente anche in altri Paesi, il termine significa propriamente "isolarsi", "ritirarsi".
(Immagine di Valvado Silverlance)
Non a caso sono soprannominati i ragazzi tartaruga, paragonando l'isolamento sociale al ritiro del rettile nel su carapace, evitando cosi qualsiasi forma di contatto con gli altri. Questo fenomeno si manifesta prevalentemente tra gli adolescenti, soprattutto di sesso maschile in Giappone, anche se in Italia si sta assistendo a una diffusione tra le ragazze, in particolare colpisce giovani di 14/15 anni ma anche fasce più alte di età, fino ai 25 anni. È una sindrome che si palesa principalmente attraverso l'isolamento sociale. Lo psichiatra giapponese Saitò ha categorizzato il fenomeno come segue:
• Ritiro sociale per almeno sei mesi o più
• Rifiuto scolastico e lavorativo
• Al rifiuto segue l'abbandono della scuola (spesso la motivazione scatenante è un atto di bullismo) o del lavoro
• Passività, indifferenza
• Comportamenti violenti in famiglia, diretti prevalentemente contro la figura materna
• Alterazione dei ritmi sonno veglia.
Nel manuale statistico dei disturbi mentali (DSM) si parla di sindrome culturale giapponese, in realtà sarebbe necessario un aggiornamento, visto che il fenomeno è in netta espansione ben oltre il paese del Sol Levante, coinvolgendo anche l'Occidente. Il fenomeno Hikikomori si è diffuso anche in altri paesi tra cui Francia, Regno Unito, U. S. A. e anche in Italia. In Giappone ci sono circa 500.000 Hikikomori ma si ritiene siano molti di più, quasi il doppio, in Italia la stima coinvolge 100.000 ragazzi. L'insorgenza della sindrome non è dovuta o correlata a disturbi psicopatologici come ad esempio psicosi, autismo, ritardo mentale, disturbi della condotta alimentare o altro.
Quali sono allora le cause?
1. La causa principale è la forte pressione alla realizzazione sociale, scolastica, lavorativa, insostenibile per i soggetti più fragili che cercano così di fuggire, attraverso l'isolamento. Questo perché se non vengono raggiunti gli obbiettivi socialmente condivisi e le aspettative familiari, si viene fortemente stigmatizzati.
2. Forte dipendenza dal contesto familiare, in particolare dalla figura materna.
3. Figura paterna assente, concentrata prevalentemente sul lavoro e quando presente percepita come estremamente severa.
4. In Giappone sono molto radicati valori tradizionali come l'onore e la vergogna, questo significa che ricevere atti di bullismo o un brutto voto scolastico, comporta disonore, non raggiungere gli obbiettivi scolastici, lavorativi, sociali è indice di fallimento, di vergogna. La struttura sociale giapponese è infatti altamente competitiva, questo induce nei giovani il timore del confronto col gruppo dei pari e il desiderio di fuga.
Come detto, anche in Italia, dal 2007 circa, si sta manifestando questo fenomeno; mentre in passato nel nostro Paese, il fenomeno del disagio sociale prendeva una forma diversa che poteva essere quella della ribellione o ad esempio il ricorso all'uso di sostanze stupefacenti, oggi si assiste, anche, alla manifestazione della sindrome Hikikomori. Ci sono molte caratteristiche in comune con quelle giapponesi, innanzitutto il legame di dipendenza dalla madre, iperprotettiva, incapace di dare regole e gestire la relazione, un padre assente, che però, mentre in Giappone è una figura idealizzata, in Italia no, la presenza di comportamenti violenti dei figli soprattutto verso la madre, una visione negativa della società da cui i giovani vogliono fuggire. In Giappone, rispetto all'Italia, la società è ultracompetitiva ed è caratterizzata da una forte uniformità, si dà grande rilievo alle apparenze esteriori, e il giudizio altrui è pressante e fonte di ansia e stress. Il fenomeno degli Hikikomori è molto più forte in Giappone perché il legame di dipendenza con la famiglia e in particolare dalla madre, crea un rapporto simbiotico ( in giapponese amae) difficile da spezzare, inoltre la lunga permanenza nel contesto familiare è decisamente più marcata rispetto ad altri contesti di tipo occidentale. È ridotto drasticamente il numero delle nascite per cui ci sono molti figli unici e questo costituisce un ulteriore fattore concorrente al ritiro. Questo processo rende difficile lo sviluppo delle adeguate competenze e capacità di problem solving per affrontare le difficoltà della vita. Anche in Italia si assiste al crescente fenomeno dei figli unici, ma vi è un fattore che distingue la situazione da quella del Giappone, ovvero la crisi economica, che si traduce in un difficile ingresso nel mondo del lavoro e nella conquista dell'autonomia, resa già difficoltosa dal legame simbiotico con la famiglia. Un altro elemento che differenzia gli Hikikomori giapponesi da quelli italiani è che i primi si isolano totalmente dal contesto familiare, mentre i ragazzi italiani mantengono all'interno del proprio nucleo familiare dei rapporti anche se di tipo conflittuale. Non tutti gli hikikomori sono uguali, Maia Fansten, è una sociologa che si occupa di isolamento sociale e ha individuato quattro tipi di hikikomori a seconda della causa all'origine dell'isolamento:
1. Alternativo: è un isolamento che assume il carattere della ribellione nei confronti della società e può essere anticipato da una depressione di carattere esistenziale.
2. Relazionale: l'isolamento in questo caso è la conseguenza di un evento traumatico vissuto all'interno del contesto familiare.
3. Dimissionario: è un isolamento di tipo rinunciatario, ci si rifiuta di iniziare o continuare la scuola, il lavoro, di frequentare gli amici, di fare qualsiasi attività che richieda un confronto con gli altri, perché la pressione sociale è avvertita in maniera così forte, da generare disagio e sofferenza, alleviabili solo tramite il ritiro sociale.
4. Crisalide: l'adolescente si isola per evitare di affrontare quelle che sono le proprie responsabilità che con l'andare incontro all'età adulta si fanno sempre più grandi, come se volesse fermare il tempo, perché percepisce il futuro minaccioso e ansiogeno, attua quindi un processo di evitamento di ciò che è vissuto come fonte di ansia.
Tra le cause del fenomeno Hikikomori ritroviamo una fragilità caratteriale ed emotiva del ragazzo, il timore del confronto sociale, del giudizio, della non accettazione da parte del gruppo dei pari, non a caso una causa scatenante è data dagli atti di bullismo. L'adolescente è portato pertanto a ritirarsi non solo dalla scuola, dal gruppo amicale, dallo sport, ma ad isolarsi fisicamente nella sua stanza trascorrendo il tempo disegnando, con i videogiochi, leggendo fumetti, passando ore su internet ma evitando di utilizzare i social network.
Photo by John Sting on Unsplash
La dipendenza da internet è erroneamente considerata una delle cause della sindrome Hikikomori, in realtà è una delle conseguenze. Altri effetti che conseguono alla sindrome degli Hikikomori sono proprio una ulteriore demotivazione e difficoltà a relazionarsi al gruppo dei pari, ovvero l'isolamento sociale comporta proprio un processo di autorafforzamento del ritiro stesso. Per quanto riguarda l'intervento terapeutico possiamo dire che in Giappone non ci sono delle strutture ad hoc, le poche che ci sono hanno carattere no profit con l'obiettivo di facilitare il reinserimento sociale e lavorativo degli individui.
Per quanto riguarda l'Italia, si è registrato un aumento dei casi in cui le famiglie chiedono il supporto di esperti.
Il trattamento terapeutico è necessariamente di tipo integrato, sistemico relazionale e cognitivo comportamentale, e prevede un lavoro in parallelo con l'adolescente e i genitori. Dato che il giovane si isola nella propria stanza, inizialmente il terapeuta stabilirà con lui dei contatti telefonici, successivamente si proseguirà con interventi a casa gettando così le basi e la fiducia per iniziare una psicoterapia individuale, e parallelamente si avvierà un lavoro terapeutico con i genitori. L'associazione italiana "Hikikomori Italia", con a capo Marco Crepaldi, sta facendo opera di sensibilizzazione di questo fenomeno, spesso non riconosciuto o confuso per altro, come ad esempio, fobia, ansia, depressione, o dipendenza da internet, e ha realizzato un sito internet (vedi sitografia), consultabile per cercare informazioni, offrendo aiuto anche tramite chat e forum di discussione. Inoltre esiste una Associazione Hikikomori Italia Genitori che i familiari di ragazzi isolati, possono contattare.
Dott.ssa Germana Verganti , psicologa-psicoterapeuta
Bibliografia :
Ricci, C. (2009). Hikikomori. Narrazioni da una porta chiusa. Aracne editrice, Roma. Ricci, C. (2016). Hikikomori : adolescenti in volontaria reclusione. Franco Angeli, Milano
Sagliocco, G. (2010). Hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell'autoreclusione. Mimesis edizioni, Milano.
Sitografia: https://www.hikikomoriitalia.it/
articolo pubblicato anche su www.italiamagazineonline.it