STALKER E VITTIMA: CARATTERISTICHE
Il termine STALKER deriva dall'inglese "to stalk" e ha vari significati: braccare, seguire, pedinare, perseguitare. Lo stalking ( o atti persecutori) costituisce un reato disciplinato dal codice penale con l'art. 612-bis.
Tale reato si configura se una persona minaccia, molesta, perseguita un'altra persona, in modo reiterato nel tempo, provocando nella vittima un grave stato di ansia e paura per la propria incolumità e dei suoi cari, tali da indurre il cambiamento delle proprie abitudini.
In realtà va specificato che per reiterazione si basti intendere la sola presenza di due condotte di minacce o molestie e che, rientrano nei comportamenti indesiderati anche continui regali indesiderati come ad es. l'invio di mazzi di fiori, che non è necessaria la presenza fisica ma è sufficiente e costituisce anzi una aggravante il ricorso a mezzi telematici e informatici come sms e ad es. social.
Lo stalker può essere chiunque: un perfetto sconosciuto, un ex partner, un collega di lavoro, un conoscente, solitamente si tratta di un soggetto con disturbi nell'area affettiva oppure può essere una persona con disturbi psichiatrici. Ci sono alcuni studi però che ne hanno individuato
caratteristiche e tipologie; una prima classificazione fu quella di Sharma, Zona e Lane (1933) che identificarono tre categorie :
1. Erotomani: in preda a un puro delirio il soggetto si convince di essere amato dalla persona oggetto della sua persecuzione. Solitamente non c'è relazione con la vittima.
2. Amanti ossessivi: in base a un delirio legato a una patologia psicotica lo stalker crede di essere amato dalla sua vittima. Anche in questo caso è elevata la probabilità che non ci sia stata alcuna relazione tra le parti.
3. Ossessivi: qui rientrano sia ex partner, e quindi c'è stata una relazione amorosa con la vittima, sia ad es. colleghi, conoscenti, con cui non c'è relazione amorosa ma una semplice conoscenza e un tentativo di "corteggiamento"respinto. Ciò che accomuna ex partner e conoscenti nel diventare ossessivi verso la vittima è l'elemento del rifiuto. Gli stalker si sentono in questo caso profondamente minacciati nella propria identità e autostima, non meritevoli delle attenzioni e dell'amore della vittima. Il rifiuto attiva nel persecutore tutta una serie di strategie per evitare il distacco dall'oggetto d'amore.
Meloy e Fisher (2005) sostengono che il rifiuto fa scattare una fase di non accettazione, con conseguenti sentimenti di frustrazione per non aver raggiunto la ricompensa, forte gelosia e rabbia che possono tradursi in manifestazioni di aggressività nei confronti della vittima. Può seguire una ulteriore fase che i due autori chiamano della disperazione, in cui lo stalker si rassegna e sperimenta forti vissuti depressivi, riducendo o azzerando la probabilità di mettere in atto condotte persecutorie.
Mullen et al. (2000) hanno individuato sula base di uno studio condotto su 145 stalker, cinque tipologie di persecutori:
A. Il Risentito: in seguito al rifiuto il soggetto è spinto dal desiderio di vendetta in base al quale inizia a molestare la vittima con lo specifico intento di indurla in uno stato di paura e ansia. La vendetta può essere attuata mirando a ledere l'immagine della vittima, facendole appostamenti e danneggiando cose materiali.
B. Il Bisognoso di affetto: idealizza una persona facendola divenire oggetto di continue avance, approcci indesiderati e perseguitandola nonostante gli espliciti rifiuti dell'altra parte. In questo caso le espressioni di rifiuto vengono giustificate dal molestatore con la credenza che la vittima sia una persona con dei blocchi psicologici e che debba essere aiutata a superarli.
C. Il Corteggiatore incompetente: il persecutore non ha le capacità sociali né relazionali adeguate, compensa quindi mettendo in atto comportamenti molesti espliciti e aggressivi Spesso tali atti sono rivolti non ad una sola persona specifica, la persona non è costante nel molestare ma cambia spesso l'oggetto delle proprie persecuzioni.
D. Il Respinto : in seguito al rifiuto tenta disperatamente di riallacciare il rapporto o stabilisce un piano di vendetta. Alla base di questi comportamenti c'è uno stile di attaccamento insicuro che induce il persecutore a divenire assillante pur di non essere abbandonato, la paura del distacco è vissuta infatti dolorosamente come una minaccia ala propria identità personale.
E. Il Predatore: ciò che motiva gli atti molestatori è il forte desiderio di avere rapporti sessuali con una persona qualsiasi che può essere pedinata e aggredita all'improvviso, infatti indurre paura nella vittima diventa fonte di eccitazione.
Le vittime di stalking sperimentano un forte vissuto di ansia e paura, si sentono controllate, perseguitate, temono per la propria incolumità e quella dei propri familiari. Possono soffrire di disturbi del sonno, attacchi di panico, disturbo post traumatico da stress caratterizzato da incubi ricorrenti, disagio psicologico, preoccupazione pervasiva di essere minacciata. Possono ritirarsi socialmente per timore di incontrare lo stalker o essere pedinate, possono arrivare a cambiare il loro stile di vita cambiando orari, percorsi abituali nel tentativo di evitare lo stalker. Altri sintomi che le vittime accusano sono cefalea, disturbi alimentari, stanchezza, uso di alcol e nicotina per tentare di controllare ansia e stress. In seguito ad episodi di stalking la vittima, specie se ha subito violenze sessuali, può manifestare un calo o una vera e propria scomparsa del desiderio sessuale. I disturbi possono essere temporanei, e non necessariamente cronicizzarsi in un inquadramento psicopatologico, molto dipende dalle caratteristiche di personalità della vittima, dal contesto sociale che la sostiene e dalla sua capacità di chiedere aiuto.
Dott. ssa Germana Verganti
https://dottoressa-germana-verganti-psicoterapeuta.webnode.it
Bibliografia:
Gargiullo, B. C., Damiani, R. (2008). Lo stalker, ovvero il persecutore in agguato. Classificazioni, assessment e profili psicocomportamentali. Franco Angeli, Roma.
Merra, S.,( 2009). Stalking. Edizioni Sovera, Roma.
Meloy, J. R., Fisher, H.(2005). Some thoughts on the neurobiologia of stalking Article in Journal of Forensic Sciences 50(6) 1472-1480.
Mullen, P. E., Pathé, M., Purcell, R. (2000) Stalkers and their victims. Cambridge University Press.
Zona, M. A., Sharma, K. K., Lane, J. (1993). A comparative study of ertomanic and obsessional subject in a forensic sample, Journal of forensic Science, 38 (4), 1993.